Giuseppe Carlo Concini
Lettera del parroco Don Concini Giuseppe Carlo riguardante la questione dei banchi della chiesa della Pieve di Coriano. Scritta ad un amico nell’anno 1767.
Cartaceo; 1767; mm 409×274; cc. 19; paginazione in cifre arabe ad inchiostro nell’angolo del margine superiore destro; interamente bianche la p. 37 (è erroneamente indicato il numero 39) e la p. [38] n.n.; scrittura posata, ad inchiostro, di
mano unica, disposta su intera pagina; capilettera semplici in colore rosso e blu alternati; ai margini laterali sono presenti note al testo a matita colorata, di mano recente; legatura in cartoncino coeva al manoscritto.
Provenienza: acquisto, presso Scriptorium studio bibliografico S. Bassi (Mantova), 30 dicembre 2015.
Collocazione: Ms. 1383
Il testo contiene la narrazione della querelle esposta in prima persona da don Giuseppe Carlo Concini (1711-1775), parroco della chiesa di Pieve di Coriano, insorta tra il sacerdote ed alcuni suoi parrocchiani, ricchi possidenti terrieri, riguardante la
decisione del parroco di sostituire i vecchi banchi della chiesa in occasione della ristrutturazione della stessa all’inizio del mese di giugno 1766. Don Concini viene accusato di pregiudicare, mediante variazione o usurpazione, i diritti dei possidenti degli antichi posti dei banchi, a cui si aggiunge la richiesta di una spesa di £ 200 per quelli nuovi.
Allegato:
foglio sciolto (s.d); mm 268×190; in scrittura corsiva, ad inchiostro, di unica mano.
Il testo, sottoscritto dal procuratore Martinelli, espone la controversia nata fra l’arciprete della chiesa parrocchiale della pieve di Revere, di cui si omette il nome, e i parrocchiani, relativa al dono di un banco, fatto dalla marchesa Geltrude Rangoni Gonzaga (1707-?), moglie del marchese Francesco Antonio Gonzaga (1704-1750). La questione verte sulla disposizione del banco all’interno della chiesa: il dono è infatti soggetto alla collocazione ritenuta più opportuna dalla marchesa, la quale non volendo essere coinvolta nella causa pendente sopra la destinazione dei banchi, decide di ritirare il dono, intenzione fortemente osteggiata dall’arciprete. La marchesa esprime quindi la volontà di rivolgersi al procuratore Martinelli per ammonire il comportamento del parroco.