Svestito l’abito, Ardigò si dedica con rafforzata passione all’insegnamento, ai suoi studi filosofici e a un rinnovato impegno civile, sociale e politico. Dopo essere stato nel consiglio direttivo del Gabinetto di Lettura dal 1865-1866, 1868-1872, ne diviene Direttore unico dal 1872 sino al 1876, svolgendo un ruolo non secondario nella crescita culturale della città. In quegli stessi anni risulta molto attivo anche sul piano politico locale: è infatti eletto Consigliere Comunale, nelle liste democratiche dal 1871 al 1884 e diviene Consigliere provinciale negli anni 1879-1890. Si rinsalda in questi stessi anni l’amicizia con Paride Suzzara Verdi e Achille Sacchi, avvia un intenso carteggio con Pasquale Villari. Si dedica poi con determinazione e impegno al risanamento della città di Mantova proponendo, lui che discendeva da una famiglia di ingegneri e che coltivava una innata passione per la le scienze anche tecniche, un articolato progetto per difendere Mantova dalle frequenti inondazioni e risanarne l’aria. Il progetto, più volte pubblicato con continue migliorie tra il 1869 e il 1902, gli vale nel 1874 anche una benemerenza Ministero degli interni per impegno sulla sanità idraulica di Mantova. Il progetto non viene accettato e questo contribuisce, a partire dal 1884 a segnare l’allontanamento di Ardigò dalla scena politica.
Continua intanto a pubblicare accrescendo la sua fama come positivista. Comincia anche a coltivare l’ambizione di una cattedra universitaria: presenta infatti domanda in diverse città, fino ad ottenere, nel 1881 la nomina di professore di storia di filosofia a Padova.
Immagine: Ardigò professore a Mantova dopo la svestizione, nel 1878 in G.F. Marini, Roberto Ardigò, Milano, 1921