François Rabelais. Oeuvres de Rabelais ...

 

François Rabelais
Oeuvres de Rabelais. Texte collationné sur les éditions originales avec une vie de l’auteur, des notes et un glossaire par Louis Moland; illustrations de Gustave Doré.

Parigi, per Garnier Frères, 1873.

XLVII, 584 p., [28] c. di tav. : ill., 1 ritr., vol. 1°; 632 p., [31] c. di tav. : ill., vol. 2°; frontespizi in rosso e nero; capilettera silografici fitomorfi e zoomorfi; legatura costituita da quadranti in cartone rigido rivestiti in tessuto rosso: sul quadrante anteriore, entro una cornice istoriata dorata, è riportato il titolo in lettere dorate “Ouvres de Rabelais – illustrations de Gustave Doré”.
Il ritratto dell’autore sull’antiporta del primo volume e le illustrazioni silografiche contenute in entrambi i volumi sono di Gustave Doré.

Provenienza: dono, Associazione Amici delle Biblioteche Mantovane, 1998
Collocazione: BC.800.d.11.1-2

François Rabelais (1494 ca.- 1553), fu uno scrittore francese, dal 1521 frate francescano, passò poi nel 1525 all’ordine benedettino. Segretario dell’abate Geoffroy d’Estissac, ebbe modo di viaggiare e di ampliare le sue relazioni erudite. Dopo aver lasciato l’ordine per farsi prete secolare, nel 1530 si iscrisse alla facoltà di medicina di Montpellier, dove ottenne in breve tempo il titolo di dottore. Nel 1532 cominciò a esercitare la professione di medico all’Hôtel-Dieu di Lione, centro del Rinascimento francese, dove venne a contatto con un ambiente intellettuale in sintonia con la sua formazione. Nel 1532 pubblicò, con lo pseudonimo di Alcofribas Nasier, anagramma di François Rabelais, il primo volume del suo capolavoro, Gli orribili e spaventevoli fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel, re dei Dipsodi, figlio del gran gigante Gargantua. Nel 1534 pubblicò il secondo volume: La vita inestimabile del grande Gargantua, padre di Pantagruel. In quell’anno, e nel seguente, Rabelais si recò a Roma al seguito del vescovo Jean du Bellay (1492-1560). Dopo la reazione delle autorità ecclesiastiche, nel 1546 attenuò le punte satiriche contro il clero nel Terzo libro dei fatti e detti eroici del buon Pantagruel. Pubblicò, nel 1548, un’edizione parziale del Quarto Libro dei finti e detti eroici del buon Pantagruel, caratterizzato da una satira implacabile verso cattolici e protestanti. Nel 1552 pubblicò l’edizione completa del Quarto Libro, mentre nel 1564, venne stampato postumo un Quinto Libro.

Gli scritti minori comprendono: Pantagrueline prognostication, vaticinio burlesco per l’anno 1533; una serie di almanacchi di cui non ci restano che frammenti per gli anni 1533, 1535 e 1541; un gruppo di lettere, fra le quali importanti quelle scritte da Roma (1535-36), poche rime, e la Sciomachie, descrizione di una festa, a guisa di battaglia, offerta al popolo romano dal cardinale du Bellay nel 1549, in occasione della nascita del duca d’Orléans, Louis de Valois (1549-1550), figlio del re di Francia Enrico II (1519-1559).


Gustave Doré (1832-1883), artista poliedrico e autodidatta nelle tecniche pittoriche, grafiche e incisorie, si formò al museo del Louvre, iniziando da adolescente a pubblicare opere grafiche per il giornale La Caricature, periodico satirico distribuito a Parigi tra 1830-1843. Lo rese celebre l’illustrazione della Storia pittoresca, drammatica e umoristica della Santa Russia, incentrata sulla guerra di Crimea del 1854, tanto che, nello stesso anno, Paul Lacroix (1806-1884), gli commissionò l’illustrazione del Gargantua e Pantagruel di François Rabelais, di cui Lacroix era il commentatore. Seguirono altri prestigiosi incarichi: nel 1861 le illustrazioni delle Cantiche della Divina Commedia, nel 1862 si dedicò alle elaborazioni grafiche delle Fiabe di Charles Perrault, nel 1863 il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, nel 1866 produce l’edizione illustrata della Sacra Bibbia, le Favole di Jean de La Fontaine e il Paradiso Perduto di John Milton. Nel 1877 la serie di queste eleganti illustrazioni è completata
con l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.

Carlo Collodi. Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.

Carlo Collodi
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.

[Alpignano], Tallone editore, 2014.
314 p. : ill.

Provenienza: acquisto, presso Tallone editore, 2018

Collocazione: TAL.3

Versione originale del 1883 corredata da 77 vignette di Carlo Chiostri (1863-1939), pittore e illustratore fiorentino, che eseguì le sue illustrazioni a penna e acquerello.
Le Avventure di Pinocchio è stato stampato in 450 esemplari numerati e stampati su tipi di carta diversi, di cui 260 su carte S. Giovanni e Magnani di Pescia e 190, come il presente, su carta turchina di puro cotone prodotta appositamente dalla Cartiera di Sicilia di Aci Bonaccorsi.

Alberto Tallone (1898-1968), fu allievo dal 1931 al 1937 del tipografo ed editore d’arte Maurice Darantière (1882-1962), la cui bottega tipografica parigina, già attiva dalla fine del Settecento e da lui ereditata dal padre Victor Darantière nel 1908, fu
rilevata nel 1938 dallo stesso Tallone, che fondò a Parigi la propria casa editrice les Editions Alberto Tallone. Nel 1960 trasferì l’attività in Italia, ad Alpignano, nei pressi di Torino. Dalla morte, avvenuta nel 1968, la casa editrice Tallone è guidata
dagli eredi.

Ogni edizione della Alberto Tallone Editore è caratterizzata da una veste tipografica originale per formato, impaginazione e scelta dei caratteri: le edizioni si distinguono infatti, fin dalle origini, per essere composte interamente a mano, utilizzando
i caratteri tratti dai punzoni originali incisi direttamente da grandi artisti, come William Caslon (1692-1766), o Charles Malin (1833-1955), per giungere, alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, alla creazione del carattere Tallone, disegnato dal fondatore, inciso da Charles Malin e usato in esclusiva dalla casa editrice Tallone dal 1949. I testi, classici della poesia e della letteratura in lingua originale, sono stampati su carte di puro cotone e su carte di Cina e Giappone, in un numero limitato di esemplari numerati.

Alberto Tallone. Manuale tipografico dedicato ai frontespizi e ai tipi maiuscoli tondi e corsivi.

 

Alberto Tallone
Manuale tipografico dedicato ai frontespizi e ai tipi maiuscoli tondi e corsivi.

[Alpignano], Tallone editore, 2005.
51 p., [59] c. di tav.

Provenienza: acquisto, presso Tallone editore, 2018

Collocazione: TAL.5.1

Per presentare al pubblico la propria attività tipografico-editoriale la casa editrice Tallone ha pubblicato il Manuale tipografico dedicato ai frontespizi e ai tipi maiuscoli tondi e corsivi, che contiene dodici esemplari di frontespizi originali di Alberto Tallone, stampati dal periodo di attività parigino negli anni Quaranta del 1900 e nei decenni successivi in Italia fino al 1968, per proseguire con quelli realizzati dagli eredi fino ad oggi. A corredo i prospetti dei caratteri in dotazione della tipografia. Ogni esemplare del Manuale contiene una serie differente di frontespizi originali, ma in tutti compare impresso il frontespizio circolare composto da Alberto Tallone quando era ancora allievo nella bottega tipografica di Maurice Darantière e il prospetto originale del carattere Tallone.

Gli altri quattro manuali tipografici rigorosamente stampati a mano, rispettivamente nel 2006, 2008, 2013 e 2018, anch’essi in numero di esemplari limitato e su tipi di carta diversi riguardano il supplemento al primo manuale, Complemento dedicato all’estetica degli indici, colophon e prospetti, a cui seguono: il Manuale tipografico dedicato all’impaginazione, ai caratteri da testo e ai formati, il Manuale tipografico dedicato alle carte, filigrane e inchiostri, in cui i testi sono intercalati da inserti, inseriti in apposite cornici, che contengono esempi originali di carte antiche, del Novecento e attuali, differenti tipologie di filigrane, carte esotiche e campioni di inchiostri dagli anni Trenta ad oggi e il Manuale tipografico dedicato all’arte degli incisori fonditori e
stampatori ai fini estetici e alle carte, filigrane e inchiostri, in cui è descritta l’arte tipografica e cartaria attraverso esempi originali di filigrane dal 1700 al 1900 e l’utilizzo di caratteri originali fusi dal 1600 al 1900.

 

Atlante di geografia universale. Cronologico, storico, statistico e letterario. Disegnato ed inciso da Filippo Naymiller e Pietro Allodi.

Milano, Francesco Pagnoni, tipografo-editore. Mantova, Bortolo Balbiani librajo, [post 1866].
[122] p. : 1 v. : ill.; legatura coeva in cartone; sul dorso, ornato in filetti dorati a delineare comparti, è riportato il titolo in lettere maiuscole a stampa dorate “ATLANTE DI GEOGRAFIA UNIVERSALE”.

 

Provenienza: dono da privato, luglio 2019

Collocazione: ARCO. 117

Descrizioni cronologiche, storiche, statistiche e letterarie con 61 carte incise in acciaio con confini acquerellati a mano.

Bortolo Balbiani (1819-1891), di origini veneziane, si trasferì a Mantova nel 1845, intraprendendo l’attività di libraio senza possedere un negozio ma conservando nella propria abitazione i libri distribuiti per associazione, come agente per la città di Giuseppe Antonelli, tipografo ed editore veneziano. Nel 1852 fu condannato al carcere dalla censura austriaca, prima per la diffusione di libri proibiti, poi nell’anno seguente, per la vendita di un’incisione allegorica che raffigurava Venezia in catene. La scheda di iscrizione alla Camera di Commercio rileva che nel 1852 divenne unico proprietario di tutte le merci della ditta Antonelli e circa cinque anni dopo la sua attività si ampliò al commercio di articoli di cancelleria, incisioni e litografie. Nel 1869 rilevò la licenza tipografica da Francesco Virgilio Benvenuti (fl. 1850-1869), collaborando con il Comune di Mantova alla pubblicazione dei regolamenti comunali. È del 1877 l’associazione con Luigi Donelli, la sede della tipografia era in vicolo Cappello. Cessò l’attività tipografica alla fine del 1880 e le attrezzature furono rilevate da Giovanazzi Agostino (fl. 1881-1896) mentre Balbiani continuò l’attività di libraio sotto i Portici Sogliari.

Paolo Benedetto Bellinzani. Missae quatuor vocibus ...

Paolo Benedetto Bellinzani
Missae quatuor vocibus concinendae, cum Basso pro Organo ad libitum consecratae Illustrissimo, & Reverendissimo Domino Dionysio Delphino Patriarchae Aquilejae à Paulo Benedicto Bellinzano, in Perinsigni Colleg. S.M. Majoris Utini Musicae Praefecto. Opus Primum.

Bononiae, typis Joseph Antonii Silvani, sub signo lyrae, prope Archigymnasium, 1717.
6 parti; Organo: 44 p.; Alto: 39, [1] p.; Basso: 39, [1] p.; Canto: 39, [1] p.; Tenore: 38, [2] p.; Violone: 44 p. : 4° (mm 238×180); fascicolatura: Organo: A-E4 F2; Alto: A-E4; Basso: A-E4; Canto: A-E4; Tenore: A-E4; Violone: A-E4 F2; car. rom.; capilettera figurati silografati; legatura coeva in cartoncino bianco.
Mancano le parti Canto, Tenore, Violone.

Dedica dell’autore a Dionisio Dolfin (1663-1734), patriarca di Aquileia (frontespizio).

Provenienza: acquisto, presso Lim Antiqua Studio Bibliografico e Libreria editrice di M. Fino (Lucca), 2009

Collocazione: ARCO.119.1-3

Dioniso Dolfin nel 1711 istituì a Udine la Biblioteca patriarcale, la prima ad uso pubblico, la cui dotazione libraria originaria derivò dalla libreria privata di Dolfin e dalle acquisizioni per lascito testamentario delle collezioni librarie dello zio Giovanni Dolfin (1617-1699) e del fratello Marco Dolfin (m. 1704), nunzio apostolico. Successivamente il nucleo bibliotecario originario si incrementò grazie ad un’attenta e scrupolosa politica di acquisti che si concretizzò nell’analisi dei cataloghi di vendita delle librerie antiquarie e nell’acquisizione dei cataloghi dei patrimoni librari delle più prestigiose biblioteche italiane e straniere.

Paolo Benedetto Bellinzani (1690-1757), compositore mantovano, fu ordinato sacerdote nel 1717. Due anni prima ottenne la carica di maestro di cappella nella cattedrale di Udine. Si dedicò alla composizione di musica liturgica per servizio della Chiesa. Tra 1722 e 1730 si trasferì prima a Ferrara e poi a Pesaro, dedicandosi alla composizione profana e religiosa con grande impegno come aggregato dell’Accademia Filarmonica di Bologna. Dal 1730 al 1734 fu maestro di cappella del Duomo di Urbino, poi a Fano gli fu affidata la direzione della scuola del Seminario. Dal 1737 si stabilì definitivamente a Recanati.

Giuseppe Carlo Concini. Lettera del parroco Don Concini Giuseppe Carlo ...

Giuseppe Carlo Concini
Lettera del parroco Don Concini Giuseppe Carlo riguardante la questione dei banchi della chiesa della Pieve di Coriano. Scritta ad un amico nell’anno 1767.

Cartaceo; 1767; mm 409×274; cc. 19; paginazione in cifre arabe ad inchiostro nell’angolo del margine superiore destro; interamente bianche la p. 37 (è erroneamente indicato il numero 39) e la p. [38] n.n.; scrittura posata, ad inchiostro, di
mano unica, disposta su intera pagina; capilettera semplici in colore rosso e blu alternati; ai margini laterali sono presenti note al testo a matita colorata, di mano recente; legatura in cartoncino coeva al manoscritto.

Provenienza: acquisto, presso Scriptorium studio bibliografico S. Bassi (Mantova), 30 dicembre 2015.

Collocazione: Ms. 1383

Il testo contiene la narrazione della querelle esposta in prima persona da don Giuseppe Carlo Concini (1711-1775), parroco della chiesa di Pieve di Coriano, insorta tra il sacerdote ed alcuni suoi parrocchiani, ricchi possidenti terrieri, riguardante la
decisione del parroco di sostituire i vecchi banchi della chiesa in occasione della ristrutturazione della stessa all’inizio del mese di giugno 1766. Don Concini viene accusato di pregiudicare, mediante variazione o usurpazione, i diritti dei possidenti degli antichi posti dei banchi, a cui si aggiunge la richiesta di una spesa di £ 200 per quelli nuovi.

 

Allegato:
foglio sciolto (s.d); mm 268×190; in scrittura corsiva, ad inchiostro, di unica mano.
Il testo, sottoscritto dal procuratore Martinelli, espone la controversia nata fra l’arciprete della chiesa parrocchiale della pieve di Revere, di cui si omette il nome, e i parrocchiani, relativa al dono di un banco, fatto dalla marchesa Geltrude Rangoni Gonzaga (1707-?), moglie del marchese Francesco Antonio Gonzaga (1704-1750). La questione verte sulla disposizione del banco all’interno della chiesa: il dono è infatti soggetto alla collocazione ritenuta più opportuna dalla marchesa, la quale non volendo essere coinvolta nella causa pendente sopra la destinazione dei banchi, decide di ritirare il dono, intenzione fortemente osteggiata dall’arciprete. La marchesa esprime quindi la volontà di rivolgersi al procuratore Martinelli per ammonire il comportamento del parroco.

Missale monasticum Pauli V. pontificis max. ...

 

Missale monasticum Pauli V. pontificis max. auctoritate recognitum, pro omnibus sub Regula SS. Patris Benedicti militantibus; in quo missae sanctorum ad normam novi kalendarii auctoritate apostolica approbati ordinate propriis locis dispositae, aliaeque novissimae usque ad hodiernam diem per summos pontifices concessae inveniuntur.

Venetiis, Apud Nicolaum Pezzana, 1768.

[34], 456, cxv p. : ill. calcografiche ; 2° (mm 333×250); fascicolatura: †8 ††10 A-Z8 Aa-Ee8 Ff4 a-f8 g10; stemma calcografico dell’Ordine dei Benedettini entro cornice sul frontespizio; frontespizio e testo stampati in inchiostro rosso e nero; iniziali, fregi e finali silografati; carte di guardia e risguardi anteriori e posteriori in carta marmorizzata in colore rosso/azzurro/giallo/verde; tagli dorati con decorazioni “a festone”; legatura coeva in quadranti di cartone rivestiti in pelle impreziosita da una doppia cornice e cantonali dorati su entrambi i piatti; dorso delineato a comparti con nervi e ornato da fregi dorati; unica bindella in pelle e metallo rimanente sul taglio davanti; tre segnalibri a nastrino in seta.

 

 Legato con:
Missae propriae Sanctorum celebrandae in civitate et dioecesi mantuana Mantuae, 1759, Typis Haeredis Alberti Pazzoni, Regio-Ducalis Typographi.

Provenienza: dono da privato, 2019

Collocazione: ARCO. 116

Memorie, e Giornale di quanto è seguito nell’Abloco, e successivo assedio della Cità di Mantova ...

 

Memorie, e Giornale di quanto è seguito nell’Abloco, e successivo assedio della Cità di Mantova fatto dalli Francesi, incominciando dal giorno 3 giugno 1796.

Cartaceo; 1796-1800; mm 274×183; cc. I+22+I’; cartulazione e paginazione assenti; interamente bianche le cc. [1v,11v,12v,13-22]; scrittura corsiva di mano unica ad inchiostro bruno, disposta a pagina intera entro una cornice rettangolare a matita;
legatura costituita da quadranti in cartoncino rigido color marrone coeva al manoscritto.

Provenienza: dono degli eredi Renato Giusti, 2008.

Collocazione: Ms. 1382

Diario dal 3 giugno al 2 agosto 1796 riguardante gli avvenimenti dell’assedio di Mantova ad opera delle truppe napoleoniche durante la prima campagna d’Italia (1796-1797).

 

Allegato:
Tra il risguardo e la carta di guardia anteriori, è conservata una lettera datata 14 febbraio 1963, spedita da Padova dal prof. Roberto Cessi al prof. Renato Giusti: Cessi menziona un fascicolo: “Memorie e giornale di quanto è seguito nell’abloco e successivo assedio della città di Mantova fatto delli francesi incominciando dal giorno 3 giugno 1796”, ritrovato, dice, fra le vecchie carte di suo padre, di autore anonimo e di scrittura del tempo, segnalandolo a Giusti come curiosità di storia mantovana.

Renato Giusti (1921-1984) si laureò in Lettere e Filosofia a Padova, fu insegnante nelle scuole medie e superiori e poi all’Università di Venezia in storia moderna e contemporanea. Fu socio effettivo dell’Accademia Virgiliana di Mantova, dell’Ateneo Veneto, della Deputazione di Storia Patria per le Venezie e dell›Istituto Trentino di Scienze Storiche. Dal 1952 assunse la direzione del Museo del Risorgimento di Mantova, da lui riordinato, e gli venne affidato l›incarico di curatore della pubblicazione della serie di studi “Atti e Memorie” legata all'attività del Museo stesso.


Roberto Cessi (1885-1969) si laureò a Padova in giurisprudenza, specializzandosi nella ricerca storiografica di ambito economico e giuridico. Scrisse sul giornale l’Avanti e il quotidiano padovano di stampo democratico La Libertà. Nel 1908 fu assunto all’Archivio di Stato di Venezia, dove rimase sino al 1920. Nel medesimo anno si trasferì a Bari come insegnante di storia; dal 1922 al 1927 ricoprì lo stesso incarico a Trieste e dal 1927 al 1955 fu professore di storia medievale e moderna presso l’Università di Padova. Collaborò attivamente con l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, fu membro dell’Accademia dei Lincei e presidente della Deputazione Veneta di Storia Patria. Pubblicò vari studi dedicati alla storia di Venezia e del Veneto,
dall’epoca medievale a quella risorgimentale.

Antonio Maffei. Storia del mio commissariato civile all’assedio di Peschiera e Mantova nel 1799

Antonio Maffei
Storia del mio commissariato civile all’assedio di Peschiera e Mantova nel 1799

Cartaceo; 1814; mm 317×211; cc. 62; numerazione coeva per pagine, da 2 a 111; interamente bianche le pp. [112-114]; legatura forse coeva in cartoncino rivestito di carta marmorizzata marrone; scrittura corsiva di un’unica mano disposta a pagina
intera in inchiostro nero; correzioni, sottolineature e commenti aggiunti al margine da una seconda mano databile attorno al 1866; note a matita di una terza mano.

Nota di possesso, in parte erasa, della mano cui si devono frequenti annotazioni al margine e sottolineature: Da me posseduto: fa parte della mia piccola raccolta di ms. semplici e miniati ... p. (1).

Provenienza: acquisto, presso libreria antiquaria A. Govi (Modena), 1995

Collocazione: Ms. 1376

 

Contiene la narrazione in prima persona del marchese veronese Antonio Maffei (1759-1836), cui dai primi di maggio 1799 fu conferito, da parte del generale Paul Kray von Krajowa (1735-1804) comandante in capo delle truppe austriache, l’incarico di commissario civile interinale all’assedio di Mantova contro l’esercito francese. Alla registrazione memorialistica dei fatti si alternano nel testo la trascrizione di documenti ufficiali: istruzioni dei generali austriaci Kray e Michael von Melas (1729-1806), nonché la corrispondenza scambiata con il conte Luigi Cocastelli (1745-1824), commissario generale dell’armata.

[Gazzetta di Mantova]
N. 50 Mantoua 15. Decembre 1673.
N. 37 Mantoua 14. Settembre 1674.
N. 51 Mantova 22. Decembre 1701.
N. 2 Mantova 26. Gennaio 1798.
Provenienza: acquisto da privato, 1 dicembre 2014 e 30 aprile 2020
Collocazione: GR.122

Nel giugno 1664, per concessione del duca Carlo II Gonzaga-Nevers (1629-1665), venne pubblicato a Mantova dalla tipografia Osanna, il primo foglio di notizie politiche a cadenza settimanale: non aveva per ora assunto il nome di gazzetta come testata e difatti l’intestazione era caratterizzata esclusivamente dal numero progressivo di uscita, dal luogo di pubblicazione “Mantova” e dalla data; il testo era disposto a pagina piena sulle quattro facciate del foglio piegato in due ed esponeva tutte le notizie divise per luogo e giorno di provenienza. La redazione venne affidata a Salvatore Castiglioni, fratello del più noto pittore di corte Giovanni Benedetto detto il Grechetto (1609-1664), ma alla morte di Carlo II venne sollevato dall’incarico e sostituito dagli stessi Osanna che detennero il monopolio tipografico del foglio fino al 1691.

Agli Osanna subentrò in qualità di stampatore ducale, Giambattista Grana, tipografo di origini veneziane, che acquisì il privilegio di stampa del foglio fino al 1711. La direzione affidata a Grana si distinse, rispetto alla precedente, per una novità redazionale. Dal n. 27 del 22 maggio 1692 apparve in calce al foglio il nome dello stampatore, In Mantova, per Gio. Battista Grana, Stampatore Ducale, Con licenza de’ Superiori, per poi mutare, dal 1707, periodo di transizione dalla fine del dominio
della famiglia Gonzaga all’avvento del dominio austriaco, In Mantova, per Gio. Battista Grana, Con licenza de’ Superiori e In Mantova nella Stamperia Imperiale di Gio. Battista Grana, Con licenza de’ Superiori. Durante la sua gestione, Grana introdusse, inoltre, un’innovazione editoriale: la stampa di fogli supplementari al foglio ordinario, detti appunto Supplimenti, ideati per porre particolare e dettagliata attenzione ad avvenimenti militari e politici; vere e proprie edizioni straordinarie come quella aggiunta al n. 32 del 12 agosto 1705 che riporta l’intitolazione “profetica”, Supplimento della Gazzetta di Mantova.

Alberto Pazzoni (m. 1737), tipografo di origini parmensi, locatario della tipografia dei padri benedettini del Monastero di Polirone, che venne poi trasferita, nel 1698, a Mantova presso l’Ospizio di Ognissanti, ricevette nel 1711 il privilegio della stampa degli avvisi politici, privilegio che conservò fino al 1737. Dal n. 14 del 3 aprile 1711, l’impaginazione grafica del foglio subì alcune modifiche: il testo venne disposto su due colonne; la prima notizia, sempre proveniente da Vienna, fu caratterizzata da un capolettera dove campeggiò l’aquila bicipite quale segno di fedeltà all’Austria; in calce ricorse il nome dello stampatore, In Mantova, Appresso Alberto Pazzoni Stampatore Imperiale, Con Lic. de’ Sup., il cui testo fu variato, In Mantova nella Stamperia di S. Benedetto, per Alberto Pazzoni Impressor Arciducale. Con Lic. de’ Sup., per ricezione di un’istanza dei padri benedettini di Mantova, in quanto ancora proprietari della tipografia.

Pazzoni nominò erede universale il fidato dipendente Giuseppe Ferrari (1711- 1780), il quale nel 1739 iniziò a gestire una propria officina tipografica, ricevendo dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria il privilegio di “stampatore ducale a vita”, che venne però revocato ai suoi eredi nel 1797 in seguito all’occupazione francese. Ferrari, per debita riconoscenza, mantenne inalterata l’impaginazione del foglio data da Pazzoni ed in calce non indicò il proprio nome ma, per l’Erede di Alberto
Pazzoni, eliminando, dalla fine del 1739, il riferimento alla Stamperia di S. Benedetto. Curiosa la nota manoscritta in calce al foglio n. 17 del 26 aprile 1737, dove si legge: “Alli 25. Aprile alle ore 10. Morì Alberto Pazzoni Stampatore Arciducale
e la sua morte fu universalmente compianta per le sue qualità”. La conduzione di Giuseppe Ferrari apportò un’innovazione dal n. 6 del 10 febbraio 1741 fino al n. 52 del 29 dicembre 1758: per la prima volta comparì un’intitolazione di rilievo e il
foglio venne denominato Ragguagli universali di Europa e di altri luoghi, con al centro lo stemma asburgico dell’aquila bicipite, poi si ritornò al modello dell’avviso seicentesco privo di testata.

L’occupazione militare delle truppe napoleoniche nel mantovano procurò una certa irregolarità nella pubblicazione delle notizie politiche del tempo: tra varie interruzioni, il 6 marzo 1797 venne diffuso un numero dedicato alla cronaca cittadina, Notizie di guerra, poi il foglio venne pubblicato da Salvatore Ferrari, figlio di Giuseppe, per 33 numeri solo nell’anno 1798. Era privo di titolo, con la semplice indicazione del numero progressivo d’uscita, del luogo di pubblicazione “Mantova” e delle date sia del calendario gregoriano che repubblicano; ai lati del margine superiore del foglio, rispettivamente a destra e a sinistra, le parole Libertà e Eguaglianza e le notizie da Parigi occuparono il primo posto. Con l’inizio di aprile del 1805 il foglio riprese la pubblicazione sempre sotto l’insegna per l’Erede di Alberto Pazzoni; dal n. 1 del 3 gennaio 1807 il foglio diventò bisettimanale e adottò il titolo Gazzetta di Mantova. Dal n. 53 del 4 luglio 1809 la Gazzetta acquisì due modeste testate, Il Telegrafo del Mincio e Il Giornale del Dipartimento del Mincio e dal n. 1 del 4 gennaio 1812 la testata del foglio mantovano alternò la denominazione tra Gazzetta del Mincio e Giornale del Dipartimento del Mincio.

Dal n. 11 del 7 febbraio 1816, il foglio tornò ad essere intitolato Gazzetta di Mantova per rimanere tale fino al 1920. Importanti furono le innovazioni e le trasformazioni riguardanti la redazione e l’edizione della Gazzetta in questo periodo: nel 1827 il nuovo tipografo, Luigi Caranenti (m. 1831) introdusse i supplementi, i Gazzettini straordinari, una rubrica, “l’Appendice letteraria” che diffuse notizie di arte, scienza e storia e la testata del foglio venne ornata al centro dal busto di Virgilio; con Antonio Mainardi (1801-1885) la Gazzetta si arricchì di notizie riguardanti il commercio e l’agricoltura e dal 1850 diventò trisettimanale, poi finalmente quotidiano dal 1 gennaio 1866 privilegiando informazioni di carattere locale.

Nel ventennio fascista l’unico quotidiano diffuso fu La Voce di Mantova; la Gazzetta di Mantova riprese ininterrotta la sua pubblicazione dal 21 luglio 1946.