Paolo Benedetto Bellinzani. Missae quatuor vocibus ...

Paolo Benedetto Bellinzani
Missae quatuor vocibus concinendae, cum Basso pro Organo ad libitum consecratae Illustrissimo, & Reverendissimo Domino Dionysio Delphino Patriarchae Aquilejae à Paulo Benedicto Bellinzano, in Perinsigni Colleg. S.M. Majoris Utini Musicae Praefecto. Opus Primum.

Bononiae, typis Joseph Antonii Silvani, sub signo lyrae, prope Archigymnasium, 1717.
6 parti; Organo: 44 p.; Alto: 39, [1] p.; Basso: 39, [1] p.; Canto: 39, [1] p.; Tenore: 38, [2] p.; Violone: 44 p. : 4° (mm 238×180); fascicolatura: Organo: A-E4 F2; Alto: A-E4; Basso: A-E4; Canto: A-E4; Tenore: A-E4; Violone: A-E4 F2; car. rom.; capilettera figurati silografati; legatura coeva in cartoncino bianco.
Mancano le parti Canto, Tenore, Violone.

Dedica dell’autore a Dionisio Dolfin (1663-1734), patriarca di Aquileia (frontespizio).

Provenienza: acquisto, presso Lim Antiqua Studio Bibliografico e Libreria editrice di M. Fino (Lucca), 2009

Collocazione: ARCO.119.1-3

Dioniso Dolfin nel 1711 istituì a Udine la Biblioteca patriarcale, la prima ad uso pubblico, la cui dotazione libraria originaria derivò dalla libreria privata di Dolfin e dalle acquisizioni per lascito testamentario delle collezioni librarie dello zio Giovanni Dolfin (1617-1699) e del fratello Marco Dolfin (m. 1704), nunzio apostolico. Successivamente il nucleo bibliotecario originario si incrementò grazie ad un’attenta e scrupolosa politica di acquisti che si concretizzò nell’analisi dei cataloghi di vendita delle librerie antiquarie e nell’acquisizione dei cataloghi dei patrimoni librari delle più prestigiose biblioteche italiane e straniere.

Paolo Benedetto Bellinzani (1690-1757), compositore mantovano, fu ordinato sacerdote nel 1717. Due anni prima ottenne la carica di maestro di cappella nella cattedrale di Udine. Si dedicò alla composizione di musica liturgica per servizio della Chiesa. Tra 1722 e 1730 si trasferì prima a Ferrara e poi a Pesaro, dedicandosi alla composizione profana e religiosa con grande impegno come aggregato dell’Accademia Filarmonica di Bologna. Dal 1730 al 1734 fu maestro di cappella del Duomo di Urbino, poi a Fano gli fu affidata la direzione della scuola del Seminario. Dal 1737 si stabilì definitivamente a Recanati.

Giuseppe Carlo Concini. Lettera del parroco Don Concini Giuseppe Carlo ...

Giuseppe Carlo Concini
Lettera del parroco Don Concini Giuseppe Carlo riguardante la questione dei banchi della chiesa della Pieve di Coriano. Scritta ad un amico nell’anno 1767.

Cartaceo; 1767; mm 409×274; cc. 19; paginazione in cifre arabe ad inchiostro nell’angolo del margine superiore destro; interamente bianche la p. 37 (è erroneamente indicato il numero 39) e la p. [38] n.n.; scrittura posata, ad inchiostro, di
mano unica, disposta su intera pagina; capilettera semplici in colore rosso e blu alternati; ai margini laterali sono presenti note al testo a matita colorata, di mano recente; legatura in cartoncino coeva al manoscritto.

Provenienza: acquisto, presso Scriptorium studio bibliografico S. Bassi (Mantova), 30 dicembre 2015.

Collocazione: Ms. 1383

Il testo contiene la narrazione della querelle esposta in prima persona da don Giuseppe Carlo Concini (1711-1775), parroco della chiesa di Pieve di Coriano, insorta tra il sacerdote ed alcuni suoi parrocchiani, ricchi possidenti terrieri, riguardante la
decisione del parroco di sostituire i vecchi banchi della chiesa in occasione della ristrutturazione della stessa all’inizio del mese di giugno 1766. Don Concini viene accusato di pregiudicare, mediante variazione o usurpazione, i diritti dei possidenti degli antichi posti dei banchi, a cui si aggiunge la richiesta di una spesa di £ 200 per quelli nuovi.

 

Allegato:
foglio sciolto (s.d); mm 268×190; in scrittura corsiva, ad inchiostro, di unica mano.
Il testo, sottoscritto dal procuratore Martinelli, espone la controversia nata fra l’arciprete della chiesa parrocchiale della pieve di Revere, di cui si omette il nome, e i parrocchiani, relativa al dono di un banco, fatto dalla marchesa Geltrude Rangoni Gonzaga (1707-?), moglie del marchese Francesco Antonio Gonzaga (1704-1750). La questione verte sulla disposizione del banco all’interno della chiesa: il dono è infatti soggetto alla collocazione ritenuta più opportuna dalla marchesa, la quale non volendo essere coinvolta nella causa pendente sopra la destinazione dei banchi, decide di ritirare il dono, intenzione fortemente osteggiata dall’arciprete. La marchesa esprime quindi la volontà di rivolgersi al procuratore Martinelli per ammonire il comportamento del parroco.

Missale monasticum Pauli V. pontificis max. ...

 

Missale monasticum Pauli V. pontificis max. auctoritate recognitum, pro omnibus sub Regula SS. Patris Benedicti militantibus; in quo missae sanctorum ad normam novi kalendarii auctoritate apostolica approbati ordinate propriis locis dispositae, aliaeque novissimae usque ad hodiernam diem per summos pontifices concessae inveniuntur.

Venetiis, Apud Nicolaum Pezzana, 1768.

[34], 456, cxv p. : ill. calcografiche ; 2° (mm 333×250); fascicolatura: †8 ††10 A-Z8 Aa-Ee8 Ff4 a-f8 g10; stemma calcografico dell’Ordine dei Benedettini entro cornice sul frontespizio; frontespizio e testo stampati in inchiostro rosso e nero; iniziali, fregi e finali silografati; carte di guardia e risguardi anteriori e posteriori in carta marmorizzata in colore rosso/azzurro/giallo/verde; tagli dorati con decorazioni “a festone”; legatura coeva in quadranti di cartone rivestiti in pelle impreziosita da una doppia cornice e cantonali dorati su entrambi i piatti; dorso delineato a comparti con nervi e ornato da fregi dorati; unica bindella in pelle e metallo rimanente sul taglio davanti; tre segnalibri a nastrino in seta.

 

 Legato con:
Missae propriae Sanctorum celebrandae in civitate et dioecesi mantuana Mantuae, 1759, Typis Haeredis Alberti Pazzoni, Regio-Ducalis Typographi.

Provenienza: dono da privato, 2019

Collocazione: ARCO. 116