Sede di una delle più fiorenti comunità israelitiche già a partire dal Basso Medioevo, Mantova e il suo territorio hanno giocato un ruolo importante per la storia della cultura ebraica italiana.

Richiamati dalle nascenti Signorie, desiderose di avere al loro servizio abili cambiatori, gli ebrei mantovani si sono distinti, nel corso del tempo, anche come cabalisti, tipografi, inventori, matematici e consiglieri. Come è ovvio una tale ricchezza non poteva che tradursi in una grande produzione di raccolte librarie, di cui la Biblioteca Teresiana è divenuta, nel corso di tre secoli, destinataria, a partire, ovviamente, dalla più antica: la Biblioteca Israelitica.

In custodia presso la nostra biblioteca dal 1930, quella israelitica si era andata costituendo a partire dal 1767 già nella forma di una raccolta organica, in seno alla Comunità ebraica, grazie all'acquisto del fondo privato di Refa'el Menaḥem (Emanuel) Mendola, che ne era divenuto poi bibliotecario. La funzione della biblioteca era sopratuttto quella di creare un supporto didattico agli studi ebraici, a quel tempo ancora molto fiorenti a Mantova. Oggi la raccolta si compone di 161 manoscritti, 1 incunabolo (unico superstite di quella che doveva essere un'insieme più ampio) e 1549 opere a stampa, tutte databili tra il XIV e il XIX secolo.

Si tratta di una collezione storica, che vede al suo interno opere rare e originali, di carattere filosofico, cabalistico, sacro e giuridico, e che testimonia anche la fiorente attività degli stampatori ebrei, attivi nel nostro territorio.

Un legame prezioso e inscindibile quello tra Mantova e la "sua" componente israelitica che ha enormenente contribuito, nel corso dei secoli, a costituirne l'identità culturale e di cui dobbiamo essere oggi enormemente grati.

Ordine per lo spargimento dell'incenso

Ordine per lo spargimento dell'incenso

Ordine per lo spargimento dell’incenso (Seder piṭṭum ha-qetoret)
Manoscritto membranaceo con astuccio in cartoncino, secc. XVII-XVIII
Collocazione: Ms. ebraico 158

 

Tra i manoscritti della Biblioteca Israelitica, conservati presso la Biblioteca Teresiana, ve ne è uno minuscolo, in pergamena, protetto da un astuccio in cartoncino.

Quando lo si apre ci si trova di fronte ad un candelabro a sette braccia disegnato utilizzando i versetti del salmo 67, notariamente utilizzato anche nelle pratiche esorcistiche. In realtà è un formulario di preghiere, scritto tra il XVII e il XVIII secolo, per chiedere a Dio di non essere colpiti dalla peste, e riporta anche un ordine per lo spargimento dell’incenso.

Una piccola preziosa testimonianza della comunità ebraica mantovana, spesso perseguitata, anche nella nostra città, durante le pestilenze, perché ritenuta immotivatamente colpevole e responsabile per il diffondersi delle malattie.

 

 

Fondo Umberto Norsa

Fondo Umberto Norsa

Le vicende della libreria dell'avvocato Umberto Norsa e del suo arrivo nelle collezioni teresiane è paradigmatica delle persecuzioni di cui furono oggetto gli ebrei mantovani a seguito della  promulgazione e della successiva applicazione delle leggi raziali del 1938.

Nato a Mantova nel 1866, laureatosi a Bologna in giurisprudenza, Umberto Norsa affiancherà alla professione, un'autentica passione per le lingue straniere, divenendo il più illustre linguista mantovano della prima metà del Novecento. Esponente di spicco  della comunità ebraica virgiliana, sarà lui a condurre in prima persona la "vertenza libri ebraici" che si concluderà nel 1930 con la convenzione che affiderà alla Teresiana la Biblioteca Israelitica. Sarà, inoltre, segretario del Gabinetto di lettura di Mantova, carica che dovrà lasciare nel 1938, al pari di quella di socio dell'Accademia Virgiliana. Queste dimissioni saranno delle vere e proprie menomazioni per un uomo che aveva dedicato tutta la sua vita al culto della conoscenza delle lingue e della culture mondiali. Norsa muore nel 1943, pochi mesi prima del Manifesto di Verona, promulgato dalla Repubblica di Salò, che riconosce negli ebrei degli "stranieri appartenenti a nazionalità nemica" e che ne ordina il rastrellamento e la confisca dei beni. Requisita l'abitazione di via Massari dalla RSI, che ne fa la sede dell'ispettorato militare, il figlio Ugo si preoccupa di trovare salvezza almeno per la libreria paterna. L'appello sarà raccolto dall'allora direttore della Teresiana, Cesare Ferrarini, che dopo varie traversie otterrà dalla Soprintendenza il permesso al sequestro della raccolta. Tuttavia dovrà attendere fino al novembre del 1944, in conseguenza di un bombardamento che copisce la casa del Norsa, per riuscire a procedere al salvataggio dei libri (o di quel che ne rimaneva).

Ferarrini otterà il permesso di portarli d'urgenza nei locali al piano terra della Biblioteca Comunale, utilizzando per il trasloco il solo mezzo messo a sua disposizione: un carretto. I libri saranno restituiti al figlio Ugo dal sindaco di Mantova, il 30 luglio 1945, per essere poi donati alla Biblioteca Tersiana, dagli eredi Norsa, nel 2010. Il fondo consta di 2305 volumi, per lo più di carattere linguistico, e di un archivio privato, oggi a disposizione di tutta la Comunità mantovana.

Keter Torah

Keter Torah

Dawid ben Šelomoh Vital
Keter Torah
Costantinopoli, Eli’ezer ben Geršom Soncino, 1536

Collocazione: Biblioteca Israelitica di Mantova, I.D.7

 

Tra i 1549 libri a stampa della Biblioteca Israelitica, conservati presso la Biblioteca Teresiana, ve ne sono diversi stampati presso le comunità ebraiche orientali. Uno di questi è una bella edizione della Keter Torah, per mano di Dawid ben Šelomoh Vital del 1536.
Keter è la più alta sephirot dell’albero della vita, la corona regale, così sublime che è chiamata nello Zohar, la “più nascosta di tutte le cose”. Ed è infatti una corona che ci accoglie nel frontespizio.

Come è noto la dinastia dei Soncino, stampatori di quest’opera, riveste una grande importanza nella storia della tipografia in lingua ebraica. Iniziata l'attività a Soncino, in provincia di Cremona, con la stampa in ebraico del Trattato delle benedizioni (1484), i Soncino passarono poi a Casalmaggiore e nei primi anni del '500 in diverse città della costa adriatica e quindi nel 1529 a Salonicco e a Costantinopoli dove fu stampato questo raro volume, che oggi fa parte del nostro patrimonio.

Fondo Vittore Colorni

Fondo Vittore Colorni

Vittore Colorni, giurista di professione e storico per passione, ci ha lasciato una preziosissima biblioteca, donata dai suoi eredi alla Teresiana nel 2007.

Di antica famiglia ebraica di ceppo askenazita (tedesco), presente a Mantova fin dal XVI secolo, Vittore Colorni ha trascorso tutta la vita alla ricerca delle sue origini, componendo una raccolta di 6000 volumi che si configura come uno dei fondi più completi di storia dell'ebraismo, con anche un’interessante collezione di periodici di studi ebraici.

Tra le opere appartenute a Vittore Colorni vi è un libro a dir poco unico, opera del geniale Abramo Colorni. Questi, nato a Mantova da famiglia ebraica a metà del XVI secolo, fu ingegnere e inventore, costruttore di orologi e archibugi, creatore di spettacoli pirotecnici, mago e alchimista. Grazie alle sue multiformi doti passò dal servizio dei Gonzaga a quello degli Este, e da Ferrara a Moncalieri alla corte dei Savoia. Nel 1588 si trasferì a Praga alla corte di Rodolfo d’Asburgo e lì diede alle stampe l’opera qui presentata, la Scotographia, overo scienza di scrivere oscuro, un cifrario per volgere in codici segreti i carteggi diplomatici, un’invenzione dedicata all’imperatore, ma in seguito inviata anche al duca di Mantova, città nella quale era rimasta la sua numerosa famiglia, e nella quale, dopo una vita avventurosa che lo vedrà anche prigioniero a Stoccarda, tornerà a morire nel 1599. Il trattatello è arricchito da due volvelle-cifrari ai quali è fissato, tramite un perno, un braccino che riporta la raffigurazione di un ragno intento a catturare una mosca e la scritta, sia in latino che in ebraico, “RETI MEO CAPITUR” (nella mia rete è preso).

 

Abramo Colorni

Scotographia, overo scienza di scrivere oscuro, facilissima e sicurissima, per qual si voglia lingua… Praga, Johann Schumann, 1593

Collocazione: COL. M. 352

 

 

Per approfondire la conoscenza della personalità di Vittore Colorni consigliamo la lettura del contributo di Guido Lopez, Vittore Colorni: l’uomo che cerca le radici, estratto dalla “Rassegna mensile di Israel”, vol. 50, gennaio-aprile 1984.

Per approfondire la conoscenza della vita di Abramo Colorni consigliamo la lettura de Il prestigiatore di Dio: Avventure e miracoli di un alchimista ebreo nelle corti del Rinascimento, scritto da Ariel Toaff e pubblicato da Rizzoli nel 2010.

 

Tefillot ha-šanah ke-minhag qehillot Romania Liturgia. Preghiere quotidiane, rito romaniota

Tefillot ha-šanah ke-minhag qehillot Romania Liturgia. Preghiere quotidiane, rito romaniota

Tefillot ha-šanah ke-minhag qehillot Romania

Liturgia. Preghiere quotidiane, rito romaniota

Venezia, s. t., [1544?]-1545

 

Collocazione: Biblioteca Israelitica di Mantova, II.B.10

 

All’interno della raccolta della preziosa Biblioteca Israelitica di Mantova gli unici testi attestati in pochi esemplari risultano essere quelli liturgici, poiché questi libri erano di fatto necessari alle celebrazioni del culto ed erano conservati presso una diversa sede. Oggi infatti sono per la maggior parte confluiti presso il Centro bibliografico dell’Unione delle comunità ebraiche di Roma.

Tra le poche eccezioni però vi è una vera e propria rarità: si tratta dell’unico esemplare finora noto in una collezione pubblica del formulario secondo il rito delle comunità greche, e fu stampato a Venezia nel 1545.

È un volumetto in 16° che getta una luce sui rapporti che legavano l’editoria veneziana alle comunità ebraiche della penisola balcanica e reca la nota di possesso del più celebre collezionista ebreo del XVII secolo, il bibliofilo modenese Avraham Yosef Šelomoh Graziano. Ancora una volta la Teresiana si dimostra un vero e proprio scrigno di tesori preziosi.