Il patrimonio antico a stampa, tradizionalmente circoscritto alle pubblicazioni fino al 1830, è stimato in circa 100.000 volumi: edizioni, non solo mantovane, del XVI secolo, volumi del XVII e XVIII secolo sono collocati fisicamente nella Sala blindata novecentesca, nelle Sale storiche monumentali e nei depositi della Biblioteca. 

Librerie private, religiose e monastiche di straordinario valore storico, letterario e scientifico hanno incrementato l’eccezionale patrimonio bibliotecario: nel 1780 la Biblioteca acquisisce, mediante uno scambio di doppi con la Biblioteca Braidense di Milano, un piccolo fondo di 100 volumi dei secoli XVI-XVIII appartenuti al botanico e medico svizzero Albrecht von Haller (1708-1777), contraddistinti dal caratteristico segno di possesso di Haller; nello stesso anno la Biblioteca riceve, dall’Accademia Reale, parte della biblioteca posseduta dalla famiglia Pico di Mirandola: sono opere di classici greci e latini, opere religiose di devozione, opere politico-diplomatiche edite soprattutto nel Cinquecento e Seicento, impreziosite da legature in cuoio e oro in cui al centro campeggia lo stemma gentilizio dei Pico.

Incunaboli

Sono i primi libri a stampa realizzati mediante caratteri mobili, diffusi fra la metà del XV secolo e l’anno 1500 incluso, definiti dal bibliofilo Bernhard von Mallinckrodt “libri in cuna”, ossia nella culla, nel trattato sull’arte tipografica De ortu et progresssu artis typographicae, stampato a Colonia nel 1639.

Il fondo si compone di 1292 volumi caratterizzati da 1089 edizioni italiane ed europee, acquisite in modo eterogeneo. La Biblioteca incamera il primo nucleo di incunaboli di proprietà del Collegio dei Gesuiti di Mantova, dell’eremo di Santa Maria dell’Annunziata di Medole, del Monastero di San Benedetto in Polirone, dei conventi dei padri minimi di San Francesco di Paola (in San Salvatore), della Certosa, dei Carmelitani, di San Francesco di Viadana, di San Domenico, di Santa Maria degli Angeli, di Sant’Agnese, di San Francesco di Mantova e delle Grazie di Curtatone, dei padri Cappuccini di Mantova e di Sabbioneta (in Vigoreto). 

Rilevanti sono anche le acquisizioni provenienti dalle librerie private di illustri mantovani mediante lasciti testamentari e donazioni: nel 1781 gli esemplari dell’avvocato Gaspare Aborghi (1649-1715) e del conte Giulio Cesare Negrisoli (m. 1761), nel 1866 quelli del letterato Ferdinando Negri (1792-1863), nel 1886 i volumi del conte e critico d’arte Carlo d’Arco (1799-1872), nel 1893 le edizioni del direttore dell’Archivio di Stato di Mantova Antonino Bertolotti (1834-1893) e nel 1899 quelle del marchese Ippolito Cavriani (1808-1893). 

La diversa tipologia delle provenienze (in prevalenza da biblioteche monastiche) propone una vasta gamma di argomenti di carattere religioso, pertinenti a temi di filosofia e di teologia, letteratura religiosa, diritto civile e canonico; si rilevano inoltre testi classici della letteratura italiana, greca e latina, opere di scienza e tecnica che trattano di medicina e filosofia naturale, opere di cosmografia, astronomia, astrologia, matematica e geometria, arte militare e architettura, storia e geografia, incluse le descrizioni di cose mirabili di città e paesi. La lingua dei testi risulta essere per la maggioranza quella latina ma vi sono inoltre testi scritti in lingua italiana, greca e uno in lingua ebraica.

Di particolare pregio sono gli esemplari ornati con illustrazioni xilografiche e calcografiche a figura, tra cui spiccano il De re militari di Valturio stampato da Giovanni da Verona nel 1472 (inc. 562), l’Aesopus moralisatus pubblicato a Verona da Giovanni e Alberto Alvise nel 1479 (inc. 504), con immagini colorate ad acquerello, il Processionarium domenicano stampato a Venezia da Johann Emerich nel 1494 (inc. 225), abbellito da notazioni musicali in rosso e nero. Tra i volumi miniati la raffinata edizione dei Trionfi del Petrarca pubblicata a Venezia nel 1478 (inc. 759) con lo stemma gentilizio di Galeazzo Pepoli.

 

Cinquecentine e le edizioni a stampa dei secoli XVII e XVIII

Convenzionalmente identificate come “manufatti” della produzione a stampa del XVI secolo, le Cinquecentine qui conservate non costituiscono un fondo unitario ed omogeneo. 

La stima di circa 10.000 esemplari è frutto di differenti acquisizioni della Biblioteca, avvenute nel corso della storia. Il primo nucleo risale ai trasferimenti, su disposizione imperiale datata 1780, della libreria del Collegio dei Gesuiti, in seguito alla soppressione della Compagnia per decreto di papa Clemente XIV nel 1773 e della libreria dell’Accademia Reale di Scienze e Lettere (odierna Accademia Virgiliana); tra gli ultimi decenni del Settecento e la prima decade dell’Ottocento avviene l’incameramento delle biblioteche delle congregazioni religiose di Mantova e del contado, in seguito alle soppressioni austriache e francesi; lasciti testamentari, donazioni e acquisti da privati o da librerie antiquarie nel corso dell’Ottocento, del Novecento e negli anni più recenti, hanno agevolato l’acquisizione di biblioteche personali appartenute non esclusivamente ad intellettuali mantovani, come quella del senatore veneziano Giacomo Soranzo (1518-1599); si ricordano, le biblioteche di personalità locali quali quelle di Gaspare Aborghi (1646-1715), Ferdinando Negri (1792-1863), Gaetano Susani (1771-1854), Carlo d’Arco (1799-1872), Cesare Norsa (1831-1890), Cesare Premazzi (1899-1980), Vittore Colorni (1912-2005). 

Un nucleo di circa 200 edizioni di Cinquecentine è il vanto della Biblioteca, in quanto pubblicate proprio a Mantova da editori e stampatori mantovani, come Giacomo Ruffinelli e Francesco Osanna: il contenuto dei testi narra della storia dei Gonzaga, di temi giuridici relativi a decreti vescovili, di regole monastiche, di attestati per indulgenze, di opere letterarie, di curiosità in campo medico come le Considerazioni sopra l’olio di scorpioni di Antonio Bertioli (Osanna, 1585).