Torquato Tasso
Apologia del s. Torquato Tasso. In difesa della sua Gierusalemme liberata. Con alcune altre opere, parte in accusa, parte in difesa dell’Orlando furioso dell’Ariosto. Della Gierusalemme istessa, e dell’Amadigi del Tasso padre. (c. a1r)
Apologia del s. Torquato Tasso. In difesa della sua Gierusalemme liberata. (c. AA1r)
In Mantoua, per Francesco Osana, 1585.
[138], 219, [3] p. ; 12° (mm 130×73); marca editoriale sui frontespizi (c. a1r, c. AA1r); iniziali e finalini silografici; fascicolatura: a8 A-E¹² ²A-I¹² K4 (K4 bianca); car. cors. rom.; legatura coeva in pergamena floscia; sul dorso titolo manoscritto ad inchiostro: “T. Tasso. Apologie e Risposte. 2091”; sul taglio di piede variante del titolo manoscritto in lettere maiuscole e minuscole ad inchiostro: “APOLOg. DIVER.”
Dedica dell’autore al signore di Guastalla Ferrante Gonzaga (1563-1630), la cui corte godette di grande splendore, soprattutto nel campo delle lettere mediante l’istituzione nel 1580 dell’Accademia degli Affidati (c. a2r-v).
Dedica di Bastiano de’ Rossi (ca.1550/60-?), letterato fiorentino, acerrimo nemico di Torquato Tasso, fu uno dei primi fondatori dell’Accademia della Crusca, a Orazio Ruccellai, nobile fiorentino vissuto nella seconda metà del XVI secolo (c. A2r-v).
Nota di possesso: ex-libris a stampa, “ANTONIA SUARDI PONTI”, incollato sul verso della carta di guardia posteriore.
Provenienza: acquisto, presso Scriptorium studio bibliografico S. Bassi (Mantova), 2014.
Collocazione: ARCO.11
Legato con:
Leonardo Salviati
Dell’Infarinato academico della Crusca. Risposta all’Apologia del signor Torquato Tasso intorno all’Orlando Furioso, et alla Gierusalemme liberata. Di nuouo ristampata & corretta.
In Mantoua, per Francesco Osanna, 1585.
163 [i.e. 165], [3] p. ; 12° (mm 130×73); marca editoriale sul frontespizio; fascicolatura: A-G12 (G12 bianca), c. F5 erroneamente segnata E5; fregi, iniziali ornate e finalini silografici.
Dedica dell’autore a Francesco de’ Medici (1541-1587), granduca di Toscana (c. A2r-A3r).
L’opera si apre con la dedica dell’autore a Ferrante Gonzaga, e due ulteriori dediche, “Al Lettore” di Giovan Battista Licino (poeta fl. seconda metà del sec. XVI, amico di T. Tasso e curatore dell’edizione mantovana di F. Osanna, 1585) e “Ai Lettori” dello stampatore, cui seguono quattro sonetti in lode del Tasso, due di Angelo Grillo (1557-1629, amico di T. Tasso, letterato, fondatore a Roma dell’Accademia degli Umoristi) e due di Giovanni Domenico Comanini (letterato e poeta,
attivo nel XVI sec.). Inizia quindi il testo vero e proprio, con la prima parte che comprende “Degli Accademici della Crusca. Difesa dell’Orlando Furioso dell’Ariosto, contra ‘l Dialogo dell’Epica poesia di Cammillo Pellegrino”, Stacciata prima, dedicata a Orazio Rucellai da Bastiano de’ Rossi. Quindi la seconda parte, con frontespizio autonomo, che comprende Apologia del Sig. Torquato Tasso.
L’Apologia di T. Tasso (1554-1595) trae origine dalla polemica che seguì all’edizione fiorentina della stamperia Sermartelli del 1584: Camillo Pellegrino (1527-1603), letterato e poeta, pubblicò il dialogo Il Carrafa o vero Della epica poesia, assegnando a Torquato Tasso la supremazia nella poesia epica, rispetto a Ludovico Ariosto (1474-1533). Immediata fu la reazione dell’Accademia della Crusca: Bastiano de’ Rossi e Leonardo Salviati (1539-1589), umanista, filologo, accademico della Crusca con il nome di Infarinato, risposero nel 1585 a Camillo Pellegrino con l’opera Degli Accademici della Crusca. Difesa dell’Orlando Furioso dell’Ariosto. Tasso decise quindi nel 1585 di replicare alle accuse degli accademici, paladini del volgare fiorentino e fermamente contrari al linguaggio poetico utilizzato da Tasso, con l’Apologia in difesa della Gerusalemme Liberata. La polemica continuò e Salviati, nello stesso anno, rispose nuovamente con Dell’Infarinato academico della Crusca. Risposta all’Apologia del signor Torquato Tasso intorno all’Orlando Furioso, et alla Gierusalemme liberata.
Antonia Ponti (1860-1938), moglie del conte Gianforte Suardi (1854-1931), sindaco di Bergamo dal 1883 al 1890, poi senatore del Regno d’Italia, fu educata in un clima di raffinata intellettualità ed ebbe una particolare attenzione per i problemi
legati all’emancipazione femminile. Nel 1897 istituisce a Bergamo la biblioteca “Andrea Ponti”, dedicata al padre, specializzata in opere storiche e letterarie moderne e contemporanee, la cui peculiarità fu quella di essere una biblioteca circolante,
il cui prestito era riservato alle donne bergamasche, a cui, in quegli anni, non era consentito l’ingresso alla Biblioteca Civica. La biblioteca “Andrea Ponti” venne definita dalla sua fondatrice “biblioteca storica” in quanto i libri venivano consigliati alle “socie” per mezzo di cataloghi nei quali le opere erano disposte secondo un criterio storico-logico: il fine non era quello di dilettare le cittadine bergamasche ma quello di istruirle mediante letture scelte. Nel 1933 il patrimonio librario della biblioteca “Andrea Ponti”, stimato in circa 2300 volumi di argomento storico, teatrale, poetico ed economico, fu donato da Antonia Ponti alla Biblioteca Civica di Bergamo.
Differenti sono invece le vicissitudini riguardanti la biblioteca privata di Antonia Ponti, caratterizzata da prestigiosi codici manoscritti e rare edizioni a stampa: nel 1892 la contessa acquistò a Brescia ad un’asta pubblica, corredata da specifico catalogo, l’intera collezione definita Libreria Piatti, assemblata alla fine del Settecento dai fratelli Faustino e Francesco Piatti. Entrambi appartenenti a ordini religiosi della città di Bergamo, frate cappuccino del convento di Borgo Palazzo il primo e frate francescano del convento di San Francesco in Città Alta il secondo, riuscirono a sottrarre alle soppressioni napoleoniche manoscritti e libri antichi conservati nei fondi delle biblioteche dei rispettivi conventi. Furono entrambi esperti di librerie, dediti all’acquisto e alla spedizione di volumi per conto terzi, intrattenendo rapporti con editori, librai e uomini di cultura. Moriranno a distanza di pochi anni uno dall’altro, Faustino nel 1803, Francesco nel 1810: da quest’ultima data fino all’acquisto
effettuato dalla contessa Ponti, la Libreria Piatti gravitò in ambito bresciano arricchendo la biblioteca privata degli eredi dei fratelli Piatti. Alla morte di Antonia Ponti nel 1938, la collezione libraria antica, venne acquistata da monsignor Giuseppe
Locatelli (1872-1951), priore di Santa Maria Maggiore a Bergamo, bibliofilo, storico, bibliotecario della Biblioteca Angelo Mai dal 1899 e direttore dal 1927 al 1938. Locatelli lasciò la raccolta libraria antica per via testamentaria all’Ente Comunale
di Assistenza di Bergamo e nel 1958 la raccolta, ora “Fondo Locatelli”, venne acquistata dalla Biblioteca Civica A. Mai.
ex-libris a stampa in stile Art Nouveau che raffigura al centro un intreccio di fiori a sostegno del cartiglio recante il motto in lettere maiuscole “LEGGERE/ LE BVONE/ OPERE E /OSSERVARLE”. Al margine inferiore altro cartiglio a nastro con il nome del possessore “ANTONIA SUARDI PONTI”. Il motto è desunto dagli Scritti letterari di Leonardo da Vinci, nelle Profezie egli asserisce “Felici fien quelli che presteranno orecchi alle parole de’ morti. Leggere le bone opere e osservarle”.