Notizie e Novità

Aprile 17, 2024

Chiusura della Biblioteca per la Festa della Liberazione

in EVENTI E NOTIZIE

Si avvisano utenti e visitatori che giovedì 25 aprile 2024 la Biblioteca Comunale Teresiana rimane chiusa in occasione della Festa della Liberazione.

La Biblioteca riapre regolarmente venerdì 26 aprile.

 

 

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Marzo 28, 2024

Memoriale della Shoah mantovana

in EVENTI E NOTIZIE

4 aprile - 4 maggio 2024
atrio di ingresso della Biblioteca Comunale Teresiana
MEMORIALE DELLA SHOAH MANTOVANA

Progetto scientifico a cura di Andrea Ranzato
Progetto di allestimento a cura di Massimo Ferrari e Claudia Tinazzi con Annalucia D'Erchia e Chiara Zanacchi - Politecnico di Milano, Polo…

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Marzo 27, 2024

Avviso di limitazione del servizio di consultazione in sede e riproduzioni digitali

in EVENTI E NOTIZIE

Si avvisano gli utenti che per motivi tecnici i materiali bibliografici antichi a stampa conservati nella prima Sala Teresiana dalla collocazione XLI alla collocazione LXVI non possono essere movimentati e, pertanto, non possono essere oggetto di consultazione o di riproduzioni digitali fino a…

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Marzo 14, 2024

Presentazione del libro "Auschwitz e il futuro della memoria"

in EVENTI E NOTIZIE

Nell'ambito del ciclo di incontri "Tra Memoria e Storia. Olocausto rimosso" organizzato in collaborazione con Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, Comunità Ebraica di Mantova e Fondazione Franchetti, la Biblioteca Comunale Teresiana ospiterà in prima sala teresiana il giorno 15…

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Marzo 06, 2024

Presentazione del libro "Vera e gli schiavi del nuovo millennio"

in EVENTI E NOTIZIE
"In primo piano, una donna, il suo mondo e il calvario dei migranti, vulnerabili e invisibili nella loro umanità.
Si moltiplicano le voci, si avvicendano le generazioni, ci sono alleati e nemici a latitudini diverse, si intersecano complicità e narrazioni distorte. Arriverà la…
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Marzo 05, 2024

I Promessi Sposi in Biblioteca Teresiana

in EVENTI E NOTIZIE

Nel 150° anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni (1783-2023) la Biblioteca Comunale Teresiana dedica un percorso espositivo al romanzo manzoniano, allestito nelle due sale storiche della Biblioteca.

Visto il vivo interesse da parte dei visitatori mantovani e non mantovani e delle…

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Febbraio 27, 2024

XVIII edizione del Premio "Cesare Mozzarelli" - anno 2024

in EVENTI E NOTIZIE

L'Istituto Mantovano di Storia Contemporanea ha pubblicato il bando della XVIII edizione del Premio "Cesare Mozzarelli". Le domande vanno inviate entro e non oltre il giorno 6 giugno 2024.
Si ricorda che il premio sarà assegnato all'autore o agli autori di studi, ricerche e tesi di laurea o di…

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Febbraio 01, 2024

Presentazione del volume "Oltre Auschwitz. Europa Orientale, l’Olocausto rimosso."

in EVENTI E NOTIZIE

Nell'ambito del ciclo di incontri "Tra Memoria e Storia. Olocausto rimosso" organizzato in collaborazione con Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, Comunità Ebraica di Mantova e Fondazione Franchetti, la Biblioteca Comunale Teresiana ospiterà il giorno 24 febbraio alle ore 11 la presentazione…

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Gennaio 20, 2024

Per una lettura de "I Promessi Sposi"

in EVENTI E NOTIZIE

In concomitanza con l'allestimento del percorso espositivo "I Promessi Sposi in Biblioteca Teresiana", visitabile nelle due sale storiche fino alla fine di febbraio 2024, la Biblioteca Teresiana propone tre incontri di approfondimento sul romanzo manzoniano a cura di Franco Negri. 

14 febbraio…

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Gennaio 16, 2024

Bando di selezione Servizio Civile Universale

in EVENTI E NOTIZIE

È disponibile il nuovo bando di selezione per il Servizio Civile Universale rivolto ai giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni.
Le domande sono da presentare entro il giorno giovedì 22 febbraio ore 14:00.
Il Comune di Mantova mette a disposizione 1 posto nell'ambito del Settore Cultura Turismo e…

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Dic 19, 2023

Civiltà mantovana nr. 156

in EVENTI E NOTIZIE

È on line il nuovo numero della rivista semestrale Civiltà Mantovana (nr. 156): potete leggerlo scaricandolo gratuitamente qui:

 

Ott 11, 2023

Presentazione del volume "La Gonzaga"

in EVENTI E NOTIZIE
Martedì 17 ottobre alle ore 18:00 la Biblioteca ospita, in Sala delle Vedute, la presentazione del volume Gabriele Bertazzolo, La Gonzaga. Opera drammatica, pubblicato dalle edizioni Il Rio.
Set 27, 2023

Inaugurazione mostra "Preserving clouds"

in EVENTI E NOTIZIE
Sabato 7 ottobre 2023 alle ore 18.00, in collaborazione con Corraini Edizioni, sarà inaugurata negli spazi delle due sale teresiane la mostra PRESERVING CLOUDS di Protey Temen, un media-artist multidisciplinare che vive e lavora a Berlino.
Una selezione di materiali antichi, conservati in…
Set 23, 2023

La Biblioteca Teresiana si racconta in 24 pagine

in EVENTI E NOTIZIE

È disponibile la nuova mini guida che racconta la Biblioteca Teresiana in 24 pagine.
Pagine che raccontano le vicende che hanno portato alla sua fondazione nel 1780 e il percorso fatto dapprima come biblioteca imperiale, poi statale e, dal 1881, comunale.
Pagine che raccontano anche le tipologie e le…

Set 11, 2023

Catalogo "La Biblioteca delle Tenebre" a cura di Luca Scarlini

in EVENTI E NOTIZIE

E' online il catalogo elettronico della mostra temporanea "La Biblioteca delle Tenebre" realizzata da Luca Scarlini in occasione di Festivaletteratura 2023.

Apr 07, 2023

Art bonus. Chiamata alle arti - Biblioteca Teresiana

in EVENTI E NOTIZIE

La Biblioteca Comunale Teresiana aderisce alla campagna Art bonus. Chiamata alle arti, promossa dal Ministero Italiano della Cultura: persone fisiche, enti, imprese possono, quali mecenati di oggi per l’Italia di domani, effettuare erogazioni liberali in denaro a sostegno di interventi di…

Lug 25, 2022

Patto per la lettura della Città di Mantova

in EVENTI E NOTIZIE

Il Comune di Mantova ha ottenuto per il biennio 2020-21 la qualifica di “Città che legge” da parte del CEPELL (Centro per il Libro e la Lettura) istituito presso il Ministero della Cultura, grazie ai contenuti ed alle iniziative di promozione della lettura proposte dai Servizi Bibliotecari della…

Roberto Ardigò: percorso biografico attraverso immagini fotografiche storiche

Sfogliando l’opera di Ardigò, le pubblicazioni da lui curate come quelle a lui dedicate da discepoli e estimatori, colpisce il fatto che molto spesso il testo venga accompagnato da un ritratto fotografico del filosofo.

Che Ardigò tenesse a far conoscere i suoi ritratti fotografici, secondo una moda che era molto diffusa nella cultura borghese del tempo, trova conferma nella lettura del suo epistolario, dove sono molti i riferimenti a fotografie fatte realizzare, scelte, inviate e approvate dal filosofo che evidentemente curava questo aspetto speciale dell’apparire sociale del tempo.

Ricercando e raccogliendo tali immagini oggi risulta possibile ripercorrere per immagini la biografia di questo importante personaggio della cultura italiana, oggi in parte dimenticato, ma che tra i suoi contemporanei conobbe una vasta fama sia in Italia che oltre i confini nazionali.

di Chiara Pisani

Nascita ed educazione

Roberto Felice Ardigò nasce a Casteldidone (Cremona) il 28 gennaio 1828 da Ferdinando e Angela Tabaglio. Di origine agiate (nonno e zio erano ingegneri) la famiglia cade in povertà ed è costretta a migrare. Con i suoi fratelli, Giulio, Olimpia e Federico, a soli otto anni, nel 1836, Ardigò arriva a Mantova dove il padre ha trovato un modesto lavoro come custode. Qui Ardigò frequenta le scuole civiche dove si distingue subito per l’ingegno precoce e la ferma disciplina. Prosegue con profitto gli studi sino ad entrare nel 1845 nel Seminario vescovile, convinto nella sua fede e sostenuto soprattutto dalla madre, fervente cattolica. Di salute molto cagionevole, soffre di gravi disturbi gastrici e nervosi che lo accompagnano in fasi alterne per tutta la vita. Nel 1848 ottiene un posto gratuito nel seminario teologico di Milano, ma i disordini politici lo costringono a rientrare a Mantova. Pur continuando con determinazione gli studi in quei mesi di scontri risorgimentale Ardigò si lascia affascinare dalle istanze patriottiche e spinto da sincero spirito di lotta si reca a Goito per arruolarsi nell’esercito combattente di Guglielmo Pepe, ma alla viglia della battaglia, colto da febbre (soffriva di febbre terzana malarica) dovette rinunciare con grande rimpianto. Tornato a Mantova incontra Monsignor Luigi Martini rettore del Seminario che lo prende sotto la sua protezione accogliendolo in casa sua, dal 1849 al 1854, dopo la morte dei genitori. In quegli anni particolari, è in spirito vicino ai congiurati di Belfiore, in particolare a Don Grioli, e si dispera per il loro supplizio.

Immagine: Casa dove nacque Roberto Ardigò a Casteldidone (Cremona) - BCMn, Fondo Ardigò, B. 16 - Cartolina commemorativa per i 70 anni, 1898.

Sacerdozio e insegnamento

 

Il 22 giugno del 1851 Ardigò viene ordinato sacerdote, ma rimane legato al Seminario come prefetto (1850-54) e docente (1851-67). Nel 1854 si reca per pochi mesi a Vienna dove aveva ottenuto un posto di perfezionamento nell’istituto di teologia sublime di Sant’Agostino. Una grave crisi nervosa lo costringe tuttavia ad un rapido rientro a Mantova dove riprende l’insegnamento presso il Seminario frequentando nel frattempo amicizie e letture liberali, ma sotto la sorveglianza di Mons. Martini che lo guida su posizioni moderate.

Nel frattempo, con il 1856 inizia la sua attività di docente presso il Ginnasio - Liceo di Mantova. Qui, prima come supplente, poi come docente ordinario insegna religione, italiano, geografia e storia. Nel 1866 ottiene infine l’abilitazione a Padova per insegnare Filosofia. La passione per l’insegnamento soprattutto per la storia della filosofia, lo spinge a dedicarsi a quest’attività con tutte le sue forze, attirandosi tanto l’amore dei suoi scolari quanto le critiche da parte dei suoi superiori che non sempre condividevano i suoi metodi d’insegnamento. Per arrotondare il magro stipendio dal 1871 al 1881 accetta anche l’incarico di insegnamento di lingua tedesca presso l’Istituto Tecnico cittadino.

 

 Immagine: Ardigò nel giorno dell'ordinazione a sacerdote, 1851, in G.F. Marini, Roberto Ardigò, Mantova 1921.

Carriera ecclesiastica e formazione scientifica

Le ristrettezze economiche che caratterizzano tutta l’infanzia e la giovinezza di Ardigò sembrano trovare sollievo nel 1863 quando ottiene la nomina a canonico della Cattedrale. Ardigò procede rapidamente nella carriera ecclesiastica: già nel 1862 aveva ottenuto la nomina a consigliere del Tribunale ecclesiastico, per divenire poi negli anni 1865-1867 Fabbriciere della Cattedrale.

Nel 1864, spinto da motivazioni scientifiche e civiche, fonda con alcuni amici il Gabinetto di Lettura con annessa una Biblioteca che conobbe subito una rapidissima crescita. Questa biblioteca insieme alla Biblioteca Comunale ebbe una grande influenza sulla formazione scientifica di Ardigò che qui ebbe modo di consultare testi fondamentali per la fondazione del suo pensiero. Nel 1865 diviene socio della rifondata dell’Accademia Virgiliana (1858) per la quale in qualità di Consigliere propose nel 1868 un articolato progetto di riforma.

La prima pubblicazione dell’Ardigò risale a 1869, quando è chiamato a tenere una lezione su Pietro Pomponazzi al Teatro Scientifico di Mantova agli alunni del Liceo e ai membri dell’Accademia Virgiliana. Il discorso, pubblicato quello stesso anno, è il primo fondamentale passo verso la costruzione del pensiero positivista di Ardigò, pensiero che lo porterà l’anno dopo a pubblicare La Psicologia come scienza positiva, quindi a prendere posizione contro il dogma dell’infallibilità e infine a decidere di abbandonare il sacerdozio nel 1871 per poter professare le sue teorie con maggiore libertà e coscienza. Sono questi anni cruciali per il filosofo che più tardi confessa che proprio in quegli anni di crisi e di riflessione egli maturò nelle sue linee essenziali il sistema di pensiero che poi andrà lentamente svolgendo e presentando nei decenni a venire. A proposto del dipinto, qui fotografato, che lo ritrai in atteggiamento meditativo, egli ebbe a dire amava tenerlo nel suo studio perché gli ricordava il travaglio che passo dopo passo lo aveva portato al costruire il suo sistema filosofico.

 Immagine: Ardigò a 35 anni, nel 1853, in G. Marchesini, La vita e il pensiero di Roberto Ardigò, Milano, 1907

Impegno culturale e politico a Mantova

Svestito l’abito, Ardigò si dedica con rafforzata passione all’insegnamento, ai suoi studi filosofici e a un rinnovato impegno civile, sociale e politico. Dopo essere stato nel consiglio direttivo del Gabinetto di Lettura dal 1865-1866, 1868-1872, ne diviene Direttore unico dal 1872 sino al 1876, svolgendo un ruolo non secondario nella crescita culturale della città. In quegli stessi anni risulta molto attivo anche sul piano politico locale: è infatti eletto Consigliere Comunale, nelle liste democratiche dal 1871 al 1884 e diviene Consigliere provinciale negli anni 1879-1890. Si rinsalda in questi stessi anni l’amicizia con Paride Suzzara Verdi e Achille Sacchi, avvia un intenso carteggio con Pasquale Villari. Si dedica poi con determinazione e impegno al risanamento della città di Mantova proponendo, lui che discendeva da una famiglia di ingegneri e che coltivava una innata passione per la le scienze anche tecniche, un articolato progetto per difendere Mantova dalle frequenti inondazioni e risanarne l’aria. Il progetto, più volte pubblicato con continue migliorie tra il 1869 e il 1902, gli vale nel 1874 anche una benemerenza Ministero degli interni per impegno sulla sanità idraulica di Mantova. Il progetto non viene accettato e questo contribuisce, a partire dal 1884 a segnare l’allontanamento di Ardigò dalla scena politica.

Continua intanto a pubblicare accrescendo la sua fama come positivista. Comincia anche a coltivare l’ambizione di una cattedra universitaria: presenta infatti domanda in diverse città, fino ad ottenere, nel 1881 la nomina di professore di storia di filosofia a Padova.

 Immagine: Ardigò professore a Mantova dopo la svestizione, nel 1878 in G.F. Marini, Roberto Ardigò, Milano, 1921

Insegnamento a Padova (1881-1909)

Gli anni di insegnamento a Padova (1881-1909) lo vedono totalmente assorbito dall’insegnamento di Storia della Filosofia, Filosofia Morale, Lingua e Letteratura tedesca, Pedagogia e i suoi studi volti alla pubblicazione di un’opera articolata in più volumi titolata Opere Filosofiche. Collabora in quegli anni con numerose riviste accademiche: la “Rivista di filosofia scientifica” di Enrico Morselli, la “Rassegna Critica” di Andrea Angiulli e diversi periodici di pedagogia. Molto tempo egli lo spende leggendo ed informandosi. Segue da vicino il lavoro dei suoi discepoli e la loro carriera: legge attentamente i loro lavori, ne giudica con lucida severità la cultura, lo stile, il metodo e i risultati raggiunti. A Padova è amato e rispettato: diviene Preside della Facoltà di filosofia e lettere nel 1893, dal 1895 al 1897 e poi ancora nel 1900 per breve tempo. La sempre maggior stima che lo accompagna è confermata dalla sua nomina come membro in molte commissioni di concorsi universitari. Sono inoltre diversi gli onori cavallereschi e politici che gli vennero riconosciuti sebbene solo in tarda età: viene nominato cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia nel 1869 e commendatore nel 1892, grande ufficiale nel 1901; ha il titolo di cavaliere dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nel 1887, il titolo di ufficiale nel 1894, quello di commendatore nel 1908. Ottiene solo nel 1913 il titolo di Senatore. Ardigò non amava partecipare a congressi o convegni; non viaggiava per tenere conferenze.

Sino al 1888 continua a risiedere a Mantova. Nel 1888, con la sorella Olimpia e il Fratello Giulio, si trasferisce da Mantova definitivamente a Padova, città dalla quale difficilmente si muove, contribuendo anche per questo a creare intorno a lui l’immagine del pensatore operoso e solitario. Nel 1898 in occasione del suo settantesimo compleanno gli vengono tributate sentite celebrazioni soprattutto dalla ormai fitta schiera dei suoi alunni e discepoli.

 Immagine: Ardigò nel suo settantesimo compleanno, nel 1898, in G. Marchesini, La vita e il pensiero di Roberto Ardigò, Milano 1907

Primo Novecento: onori a Mantova

I tributi di stima verso l’ormai anziano professore si moltiplicano a partire dal primo Novecento: il Comune di Mantova, città a cui Ardigò si dichiara sempre profondamente legato, lo proclama cittadino onorario, gli dedica una via cittadina e una sala della Biblioteca Comunale (1904); l’Accademia Virgiliana lo proclama socio onorario (1905): l’Accademia dei Lincei lo nomina socio d’onore (1905); diviene membro onorario dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti (1906); è nominato socio corrispondente dell’Accademia di Scienze di Torino (1908); il Comune di Cremona lo dichiara cittadino onorario (1908); diviene socio onorario dell’Associazione razionalista di Ferrara (1909); la Società Nazionale “Dante Alighieri” lo nomina Socio perpetuo (1909). Altri grandi e piccoli attribuzioni d’onore e di stima lo coinvolgono anche per le celebrazioni del suo ottantesimo compleanno nel 1909. A Mantova in particolare la Società Magistrale Mantovana che dal 1904 si titolava con il suo nome, lancia una sottoscrizione per la realizzazione di una tarda celebrativa dedicata all’anziano professore da apporre sulla facciata del Liceo dove aveva a lungo insegnato. Nel 1909 Ardigò, vecchio e affaticato, chiede di essere messo a riposo e pone termine alla sua carriera di Docente per dedicarsi completamente agli studi filosofici. Pubblica quello stesso anno il decimo volume delle sue Opere Filosofiche.

 Immagine: Ardigò nel suo ottantesimo compleanno, nel 1909, in Venti capi del "Buch der Lieder" di E. Heine, Bergamo 1909

Gli studi filosofici

L’anziano ma lucidissimo professore, finalmente libero dai gravosi impegni scolastici può dedicarsi ai suoi studi, benché affaticato e tormentato da disturbi e acciacchi e soprattutto dalle preoccupazioni economiche.

La pensione è infatti poverissima e l’incarico ministeriale che i suoi discepoli riescono con fatica a fargli avere, non lo solleva dall’ansia di non poter far fronte alle spese, nonostante una condotta di vita sempre molto modesta e attenta.

La sua salute progressivamente viene meno. Gli occhi si affaticano facilmente, l’udito va spegnendosi, le gambe non reggono. Ardigò si consola tra i suoi libri, studiando e riflettendo, trattenendo una fedele corrispondenza coi suoi discepoli più affezionati: Giovanni Marchesini, Giovanni Dandolo, Giuseppe Tarozzi, Erminio Troilo, Cesare Ranzoli e gli amici più fidati, come Pasquale Villari.

Lavora con fatica alla pubblicazione dell’XI e ultimo volume delle sue Opere Filosofiche. Nel 1915 lo scoppio della Prima Guerra mondiale lo vede animato da un solido patriottismo che gli fa rispondere a chi gli chiede che posizione avesse: Bruttisima cosa la Guerra; ma, se necessaria, come nel presente nostro caso, non esitare a farla, e fiducia nell’esito desiderato.

Nel 1917, sempre più stanco e affaticato, mentre Padova è bersagliata dai bombardamenti particolarmente duri tra dicembre 1917 e  gennaio 1918, Ardigò detta le disposizioni funerarie chiedendo di essere sepolto a Padova accanto ai fratelli Olimpia e Giulio. Scrive anche il proprio epitaffio nel quale dichiarava la sua vita dedicata interamente alla scienza alla scuola.

 Immagine: Ardigò nel 1912, in G. Marchesini, Lo spirito evangelico di Roberto Ardigò, Bologna 1919

Ritratto del vecchio professore Ardigò

Il ritratto del vecchio professore prende vita nelle parole del suo stesso epistolario e nelle descrizioni affezionate dei suoi discepoli che mostrano l’immagine di un anziano signore che amava fumare la pipa, leggere e scrivere nel suo studio circondato dai libri oppure passeggiare in solitudine per le vie cittadine e nei campi, riflettendo silenziosamente. Un ritratto molto simile, come sottolineano più volte i suoi discepoli, all’immagine di filosofo che lo stesso Ardigò tracciava nel 1869: E’ il pensatore un uomo che ama la solitudine. Ma non perché sia privo di sentimenti benevoli, chè anzi in lui si trovano generosi… e nemmeno perché non apprezzi la stima e la lode degli uomini… nobilmente altero nella sua oscurità, solo egli rinuncia sdegnosamente all’onore che si acquista con le umili arti. Egli ama la solitudine, perché di nulla più si compiace, che nella vita del pensiero. Solo co’ suoi libri, si riflettono nel suo spirito, come in ispecchio, le idee dei tempi passati. Solo in mezzo ai campi, la natura ne tocca i sensi colla magia delle sue voci… e il pensiero rampolla più vigoroso nella sua mente, fatta quasi profetica. Nessuno è testimonio del lavoro che in essa ferve….

Arnaldo Fraccaroli ricorda l’istintivo senso di rispetto che il vecchio professore incuteva passando per le vie della città universitaria anche a chi non lo conosceva: Avvolto a più giri nell’ampio mantello scuro, il cappello calcato sino agli occhi, la bianca barba mosaica fluente sotto la pipa che lo incensava di spire azzurrine, Roberto Ardigò si avanzava tranquillo, attraversava la sala bianca, e andava sedersi nella sala rossa, al tavolo classico dei professori, nel posto d’angolo. Il tavolo era quello del Caffè Pedrocchi a Padova…. Così come ricorda che la sua grande passione era la pipa. Per molti anni egli ha fumato dai diciassette ai diciotto sigari al giorno. Poi s’è votato alla pipa, e gli amici e gli allievi che ne sapevano la passione gli mandavano di quando in quando qualche nuovo esemplare. … Egli aveva una nidiata eccezionale di allievi: una ventina di professori, parecchi deputati, alcuni senatori, che furono senatori prima di lui: gli allievi prima del maestro…

 Immagine: Ardigò nel 1917-1918 in W. Buttemeyer, Roberto Ardigò. Lettere edite ed inedite, voll. I-II, Frankfurt am Main, 2000

Tentato suicido e ritorno a Mantova

Nei primi giorni di febbraio 1918 la precaria situazione emotiva di Ardigò precipita. Padova, divenuta una città sul fronte e un nodo strategico fondamentale dopo la disfatta di Caporetto, è tormentata dai bombardamenti aerei soprattutto notturni che scuotono la città e i nervi della popolazione. La Giunta Municipale di Mantova, preoccupata dell’incolumità del vecchio Professore lo invita a rientrare a Mantova offrendogli piena ospitalità. Lui rifiuta riferendo che la salute non gli permette di muoversi e che comunque non temeva la morte. In realtà affaticato, malato, senza mezzi, incapace di lavorare, scosso nei nervi il filosofo il 6 febbraio 1918 tenta suicidio con un colpo al collo autoinfertosi con un grosso temperino. Subito soccorso e medicato viene suturato presso l’ospedale di Padova e quindi rimandato a casa per una delicata convalescenza. Amici e discepoli si attivano prontamente affinchè ad Ardigò vengano assicurate tutte le cure necessarie e si dispone il trasferimento urgente del malato a Mantova. Il Comune di Mantova organizza in gran fretta il trasporto in autolettiga con medico a bordo e trova per lui, grazie alla generosità della famiglia Posio, una adeguata sistemazione in una casa con giardino in via Principe Amedeo. Ardigò lentamente si riprende sebbene lo stato d salute rimanga sempre precario. Nonostante le sofferenze dal maggio del 1918 ricomincia a scrivere sino a pubblicare due nuovi saggi: Natura Naturans e L’idealismo e la scienza. Le condizioni di salute, i dolori, le crisi nervose tuttavia si succedono richiedendo la presenza giornaliera dell’Ufficiale Medico del Comune Francklin Vivenza. Nel dicembre 1919 Ardigò rinuncia definitivamente all’idea di tornare a Padova e cerca a Mantova, città che ha sempre profondamente amato, una nuova sistemazione che trova nella casa che era stata di Ippolito Nievo.

 Immagine: Ardigò nel giardino di casa Posio a Mantova, primavera 1919, in G.F. Marini, Roberto Ardigò, Milano 1921

Permanenza a casa Nievo a Mantova

Trasferitosi a casa Nievo Ardigò sembra trovare una nuova pace: seppur a fatica riesce a lavorare. E’ circondato dalle cure di pochi amici quali Vittorio Osimo, Giovanni Marchesini e l’industriale milanese Piero Preda che lo soccorre con un sussidio avendo saputo delle sue gravi difficoltà economiche. Gli forniscono assistenza e amicizia anche Elleno Pezzi e il Dott. Vivenza.

Nella sua nuova dimora Ardigò ricrea il suo amato studio di Padova che il noto giornalista e scrittore Arnaldo Fraccaroli così descriveva in una visita di qualche anno prima: Il filosofo mi era venuto incontro avvolto in una lunga veste da camera, una specie di camice grigio a bollini chiari, con in capo un berretto di pelo. Era la sua tenuta di lavoro: e così con la snella persona che fluttuava fra le pieghe dell’ampia veste, e la lunga barba, e le mani scarne, fra queste pareti di libri e di quadri, egli ricordava qualche vecchia figura di alchimisti… C’era sopra di noi, nella parete di mezzo, un grande ritratto di un giovine sacerdote, col viso sollevato in alto, e gli occhi naviganti all’infinito, in una indicibile espressione di tristezza. – “Il suo ritratto professore?” – “Sì e lo tengo dinanzi a me perché mi ricorda il momento acuto della mia crisi, quando il dubbio si insinuava in me, e mi aveva preso. Avevo allora trentacinque anni, ed ero ancora sacerdote. La conversione avvenne a quaranta.” Era il ricordo del grande periodo che decise della sua vita, e ne parlava con quel candore con cui diceva ogni cosa. Delle lotte di allora e di poi, nessun accenno. Dello stesso ritratto parla anche Alessandro Luzio  che nel raccontare dei numerosi colloqui che ebbe con il vecchio filosofo nello studio di Mantova ricorda il bel ritratto che lo effigiava in tutto il candore di giovane sacerdote entusiasta.

 Immagine: Ardigò nel suo studio a casa nievo, 1920, in "Illustrazione Italiana"

Morte di Roberto Ardigò

Il 27 agosto 1920 il filosofo, indicibilmente indebolito nel fisico e nella mente, tenta nuovamente il suicidio ancora una volta colpendosi con una lama alla gola. Gian Francesco Marini che fu testimone oculare di quei tristi momenti racconta: Accorremmo quando il Filosofo, immerso nel sangue che gli fluttuava dalla ferita, era svenuto al suolo. Lo soccorremmo, lo sollevammo. L’affezionato Dottor Francklin Vivenza lo medicò. La ferita era lieve, molto il sangue perduto. Con terrore il Vivenza, scoperse che il femore era rotto. Era la fine di ogni speranza. Quando il Vegliardo riaprì gli occhi, mi disse con voce implorante: Lei che mi vuol bene, mi faccia morire, mi faccia morire – e ripeté la preghiera al Vivenza, a Veneziani, a Cestaro, a Mancino… Ma poi si acquietò, e passarono i giorni che erano di illusione, di speranza quasi. Quando giunse il Comm. Preda, egli lo baciò e parve rivivere...; la sua agonia fu lunga: morì il 15 settembre 1920.

Tutta Mantova seguì con trepidazione le condizioni del Maestro. Molti si informarono della sua salute e inviarono telegrammi riportati fedelmente dai quotidiani locali. Numerosi gli resero onore. Il regio Commissario Cian appena venuto a conoscenza della notizia fece affiggere sui muri della città la seguente necrologia: “Un faro altissimo di luce ideale, di indomita scienza rivelatrice, che ha rischiarato le vie del pensiero umano nella tremenda ascesa verso le conquiste del vero si è spento. Oggi alle ore 10 nella sua Mantova diletta è morto ROBERTO ARDIGO’, il grande filosofo, il poderoso infaticato maestro…”

 Immagine: Piero Preda davanti alla bara di Ardigò, Mantova, 16 settembre 1920, in G. Marini, Roberto Ardigò, Milano 1921

Funerale di Roberto Ardigò - 18 settembre 1920

I funerali si svolgono il sabato 18 settembre 1920 alle 8 della mattina, secondo la volontà di Ardigò stesso che da tempo aveva lasciato severe disposizioni in merito: Morendo è mio fermo desiderio di essere trasportato direttamente al cimitero dei poveri alla mattina per tempo con il carro dei poveri…

I suoi amici più fedeli si impegnano affinchè siano evitati discorsi e ogni manifestazione ufficiale, tuttavia la cronaca riportata da un gran numero di giornali nazionali e internazionali informa che … una folla imponente, composta di amici ed ammiratori del grande filosofo, si è data convegno a Mantova per esternare il reverente ed estremo saluto alla salma di Roberto Ardigò. Gli amici, i discepoli, gli studenti dell’Università di Padova, trasportano di peso la bara del defunto, che viene poi adagiata su un semplice carro di terza classe adorno di numerose corone. Il corteo si muove dalla casa dell’Estinto, attraversando lentamente la città fra due fitte ali di popolo riverente. I negozi sono chiusi e portano striscioni neri a lutto. Tutte le finestre delle vie nelle quali procede il corteo, sono affollatissime. Numerose le personalità e le autorità che seguono il carro che è preceduto dal Gonfalone del Comune di Mantova. Nel piazzarle dei giardini pubblici il corteo ha un momento di sosta: la folla fa ala, mentre il triste convoglio passa davanti a una selva di bandiere che si abbassano in segno di saluto. Nessun discorso è stato pronunciato giusta la volontà dell’Estinto. La gente sfolla lentamente mentre il corteo procede verso il cimitero, seguito dai soli famigliari.

L’imponente tributo di affetto dato da Mantova all’illustre cittadino, è stata una tale manifestazione di unanime cordoglio che rimarrà indimenticabile per tutti coloro che ebbero modo di assistervi. Si calcola che oltre 30.000 persone assistessero ai funerali  (“Lavoratore” – Trieste, 19 settembre 1920).

 Immagine: Il funerale di Ardigò, Mantova, 18 settembre 1920 - BCMn, Fondo Ardigò, fasc. 16

In memoria di Roberto Ardigò

In ossequio a quanto desiderato dal filosofo, la sua salma trovò riposo in un semplice loculo messo a disposizione dall’Amministrazione comunale nel cimitero monumentale di Mantova. Sulla semplice lastra di marmo viene apposto il seguente epitaffio dettato in vita da Ardigò: Qui giace Roberto Ardigò, nato il 28 gennaio 1828, morto il 15 settembre 1920, dopo una vita interamente dedicata alla scienza alla scuola. L’anno seguente, il memoria di Ardigò, venne organizzata un’imponente commemorazione che prevedeva la lettura di un elogio davanti alla tomba, la collocazione di una targa votiva in bronzo con scolpite le parole “A Roberto Ardigò – I Maestri d’Italia –Ottobre MCMXXI”, la consegna ai rappresentanti del Comune due album contenenti le firme di tutti i maestri italiani che aderirono e contribuirono all’omaggio alla memoria del filosofo. Le celebrazioni proseguirono poi presso il Teatro Scientifico con ulteriori commemorazioni.

 

Immagine: Tomba di Ardigò - Cimitero Monumentale di Mantova, loculo n. 86, fila III, pseudo porticato sinistro lato sud.

Bibliografia

Giovanni Marchesini, La vita e il pensiero di Roberto Ardigò, Milano 1907;

Gian Francesco Marini, Roberto Ardigò, Milano 1921;

Arnaldo Fraccaroli, Celebrità e quasi, Milano 1923, pp. 99-104; 

Giovanni Landucci, Roberto Ardigò: fra tradizione nazionale e cultura scientifica europea in “Atti e Memorie”, nuova serie, LVIII, 1990, pp. 57-88;

W. Büttemeyer, Roberto Ardigò. Lettere edite ed inedite, voll.I-II, Frankfurt am Main. 2000.

Le opere

Opere​

Discorso su Pietro Pomponazzi, 1869;

La psicologia come scienza positiva, 1870;

Discorso sulla difesa dalla inondazione, 1874;

La formazione naturale nel fatto del sistema solare, 1877;

La morale dei positivisti, 1879 (ripubblicata nelle sue Opere filosofiche in due volumi: La morale dei positivisti, 1885, e Sociologia, 1886);

Il fatto psicologico della percezione, 1882;

Il vero, 1891;

La scienza della educazione, 1893 (4 ed. 1916);

La ragione, 1894;

L'unità della coscienza, 1898;

La nuova filosofia dei valori, 1907;

Natura naturans, 1918;

L’idealismo e la Scienza di Roberto Ardigò, 1919.

Opere Filosofiche (in XI volumi)

1882 (3 ed. 1929). Opere filosofiche, vol. 1. Mantova: Colli.

1884 (3 ed. 1908). Opere filosofiche, vol. 2. Padova: Draghi.

1885 (4 ed. 1908). Opere filosofiche, vol. 3. Padova: Draghi.

1886 (3 ed. 1908). Opere filosofiche, vol. 4. Padova: Draghi.

1891 (3 ed. 1913). Opere filosofiche, vol. 5. Padova: Draghi.

1894 (2 ed. 1907). Opere filosofiche, vol. 6. Padova: Draghi.

1998 (2 ed. 1913). Opere filosofiche, vol. 7. Padova: Draghi.

  1. Opere filosofiche, vol. 8. Padova: Draghi.

1903-1906. Opere filosofiche, vol. 9. Padova: Draghi.

1907-1909. Opere filosofiche, vol. 10. Padova: Draghi.

1912-1918. Opere filosofiche, vol. 11. Padova: Draghi.

Altre opere

Venti capi del “Buch der Lieder” di E. Heine tradotti da Roberto Ardigò, 1909

Scritti vari, 1922 a cura di Giovanni Marchesini