Motza pi ha-shem Hamishah humshe Torah mezukakim ...
Be-Mantovah, Elihezer Selomoh me-Italiah, 5539 [1779].
[4], 248, 124 c. ; 8° (mm 186×127); marca tipografica al verso del frontespizio; caratteri ebraici; tagli di testa, di piede e davanti in colore rosso; legatura coeva in quadranti di cartone rivestiti in pergamena.
Antiporta con raffigurazione calcografica della “legatura di Isacco”. All’interno la scritta ’eqev (perché) rimanda al testo di Genesi 26:5, ritenuto essere un riferimento alla “prova”.
Nota manoscritta ad inchiostro sul frontespizio: “Fanno fede i sottoscritti essere questo il vero Torah sopra il quale può un Ebreo prestare solidamente il suo giuramento” segue: “Israel Ghedalia Cases Rabbino” e “Archipace Vivanti Rabbino”.
Israel Ghedalia Cases (1794-1840), medico, nel 1834 divenne rabbino maggiore a Mantova, dedicandosi dal 1836 all’insegnamento del Bené Zion, libro d’istruzione religioso-morale, testo obbligatorio nelle scuole ebraiche del regno Lombardo-Veneto.
Provenienza: acquisto da privato, 19 dicembre 2013
Collocazione: ARCO.118
Si tratta di una Torah con altri testi aggiunti fra cui le Haftarot (ossia brani dai “Profeti”) e le cinque Meghillot da leggersi nei Sabati e nelle Feste. Il titolo Motza pi ha-shem potrebbe essere tradotto con “ciò che esce dalla bocca di Dio”, citazione da Deuteronomio 8:3.
La marca tipografica raffigura, entro uno scudo, un felino rampante collocato al lato destro di una palma; corona l’immagine il motto tzaddiq kattamar yifrach ossia “il giusto, come palma, fiorirà” che è citazione dei Salmi / Tehillìm 92,12 (13). Curioso che il medesimo motto sia stato utilizzato due secoli prima dalla tipografia di Tobia Foà attiva tra 1551 e 1559 a Sabbioneta: anche la marca tipografica settecentesca ricorda quella delle edizioni Foà benché quella cinquecentesca ritragga la Stella di Davide al di sopra di due leoni rampanti collocati ai lati di una palma.